Il (ri)ciclo degli alimenti

Di Filippo Pianigiani (foto di Canva)

Più e più volte abbiamo parlato dell’importanza della riduzione degli sprechi alimentari. Specialmente adesso che la tecnologia ci aiuta sempre di più (basti pensare ad applicazioni come Too Good To Go), i cibiriciclati“, realizzati con ingredienti che altrimenti sarebbero diventati rifiuti alimentari, esistono e stanno entrando sempre più nella quotidianità delle persone!

Ma cosa si intende per “riciclato”?

Il termine “alimenti riciclati” ha ora una definizione ufficiale che, secondo i sostenitori, incoraggerà un più ampio sostegno dei consumatori e dell’industria per i prodotti che aiutano a ridurre gli sprechi alimentari, oltre a non sprecare l’energia utilizzata per creare, trasportare e preparare l’ingrediente.

La standardizzazione del termine è effettivamente un primo passo verso una legislazione che supporti l’upcycling, secondo Emily Broad Leib, insegnante di legge dell’Università di Harvard e direttrice della Food Law and Policy Clinic di Harvard; primi passi che sono stati già fatti.

Il 19 maggio l’Upcycled Food Association (associazione prodotti alimentari riciclati) ha annunciato di aver definito gli alimenti riciclati come quelli che: “Usano ingredienti che altrimenti non sarebbero andati al consumo umano, sono acquistati e prodotti utilizzando catene di approvvigionamento verificabili e hanno un impatto positivo sull’ambiente”.

Già aziende alimentari come “Philabundance” e “Treasure8” stanno riproponendo ingredienti commestibili in modo sicuro, come latte in eccesso o verdure brutte”, in formaggi e patatine nutrienti. “Siamo in grado di prendere questi enormi flussi di rifiuti e trasformarli in prodotti e ingredienti sicuri, gustosi e sani che possono funzionare su larga scala”, ha detto il cofondatore di Treasure8, Timothy Childs.

Tra perdita e spreco

Perdita e spreco, a volte confusi fra di loro nell’ambito alimentare, hanno una differenza sostanziale con unici punti in comune gli effetti negativi che producono: la diminuzione della quantità e della qualità del cibo lungo la catena di approvvigionamento e distribuzione.

Per spreco intendiamo un eccessivo utilizzo delle risorse per produrre quanto richiesto (es. utilizziamo più materiale rispetto al necessario), mentre per perdita intendiamo l’utilizzo non efficace delle risorse a disposizione per produrre quanto richiesto (es. con le giuste risorse produciamo meno del previsto). Ma come fare ad evitarli il più possibile?

Non esiste un pianeta B

Ad oggi, la gestione dei rifiuti umidi organici richiede consapevolezza delle perdite e degli sprechi di cibo in ogni anello della catena alimentare: dipende tutto da noi. Possiamo decidere se continuare a impoverire e inquinare il pianeta, oppure contribuire a proteggerlo e preservarne le risorse.

Nella filiera alimentare in particolar modo, un approccio basato sui principi dell’economia circolare rappresenta una fonte di vantaggi economicisanitari e ambientali non trascurabili, sia per le aziende che la società.

Se riuscissimo a ridurre gli sprechi alimentari e riciclare nel modo corretto i rifiuti umidi organici, potremmo garantire cibo per tutti, ridurre le emissioni dei gas a effetto serra, allentare la pressione sulle risorse naturali, aumentare la produttività e incrementare la crescita economica… Dei punti non da poco!

Tuttavia, siamo ancora lontani. Nelle fasi di distribuzione e consumo del cibo, privati e imprenditori attivi nella ristorazione necessitano di informazioni e soluzioni efficaci da poter implementare con semplicità, fin da subito. 

Ma se ognuno facesse qualcosa in più, si potrebbe ottenere molto.