L’aperitivo: tutto quello che (forse) non sai

Di Gianluca Marchetti (foto di Canva)

La Pandemia ci ha fatto rinunciare ad uno dei momenti più amati da noi italiani: l’aperitivo. Ideale per i primi appuntamenti con un potenziale futuro partner, occasione di ritrovo con gli amici e ciliegina sulla torta dopo una bella giornata di mare: con il progressivo alleggerimento delle norme anti Covid, stiamo cominciando a riscoprire questi piaceri che a lungo ci sono mancati.

Tutti noi (o quasi), facciamo un aperitivo almeno una volta a settimana, ma in quanti sappiamo da dove provenga questa abitudine?

L’abbinamento Spritz e stuzzichini delle 18:00 ha radici più profonde di quello che possiamo immaginare.

Alcol prima del pasto: i consigli di Ippocrate

Gli antichi greci, molto probabilmente, non conducevano una vita da sballo come noi potremmo immaginare. Ma conoscevano e consumavano alcol.

Secondo diverse fonti, il “Padre della MedicinaIppocrate era solito somministrare ai suoi pazienti una bevanda amara chiamata “Vinum Hipppcratum“, a base di vino e di alcune erbe, con lo scopo di stimolare l’appetito. Beh, il medico greco ci aveva visto bene: aveva capito che un buon aperitivo aiutava ad aprire lo stomaco e a rendere più piacevole il seguente pasto.

Nel XIX secolo

L’abitudine dell’aperitivo sembra essersi consolidata, acquistando un’identità sempre più marcata, a partire dall’Ottocento.

A Torino, che nel 1876 era la capitale del Regno d’Italia, una piccola azienda produttrice di liquori ideò il Vermouth, ovvero un vino aromatizzato con la china. Proprio il Vermouth venne eletto come il drink ideale per ricevere gli ospiti a corte.

Nel XIX secolo assistiamo anche alla nascita di quello che senza ombra di dubbio è l’aperitivo per eccellenza: lo Spritz.

A Venezia, nell’Ottocento, c’erano gli austriaci. La città lagunare si trovava sotto il dominio asburgico. Molti austriaci, non amando la forte gradazione alcolica del vino (almeno per i loro gusti) avevano l’abitudine di allungarlo con un po’ di acqua.

È interessante notare che la parolaSpritz” deriva dal tedesco “Spritzen”, che significa appunto “allungare“.

Tuttavia, lo Spritz come lo conosciamo oggi, ha origine negli anni ’20 del Novecento. Al vino si aggiunse l’acqua di seltz (molto più gassata), in sostituzione della semplice acqua frizzante e, infine, si cominciò amacchiare” la miscela di rosso. A Padova, dove fra l’altro venne creata, nel 1919, veniva aggiunta la nota bevanda commerciale Aperol. A Venezia, invece, regnava un’altra bevanda, un altro marchio, ovvero il Select, leggermente più amarognolo del concorrente Padovano.

L’aperitivo di oggi: una nuova identità

L’aperitivo non è più soltanto un cocktail da consumare prima del pasto. Molto spesso diviene esso stesso una sorta di pasto.

Molti locali, ormai specializzati, sono attenti non solo alla bevanda in sé, ma anche alla scelta degli stuzzichini che la accompagnano. Può addirittura capitare di riempirci così tanto al punto di fare a meno di cenare (un crostino tira l’altro). Non succede quasi mai che uno Spritz non sia accompagnato da un taglierino o più semplicemente da patatine, noccioline e olive.

L’identità dell’aperitivo è rafforzata anche dalla possibilità di scegliere più di un cocktail adatto all’occasione. C’è chi allo Spritz preferisce un semplice prosecco, oppure un calice di bianco, o anche un Moscow Mule. Il menù sarebbe infinito.

La forza dell’aperitivo sta nel fatto che, dalle 18:00 alle 20:00, attorno ad una semplice bevuta si costituisca un mondo fatto di svago e di piacere dopo una dura settimana e, inoltre, una vera e propria fase della giornata in cui possiamo respirare un certo senso di comunione.