Finiamo a tarallucci e vino!

Di Filippo Pianigiani (foto di Chiara Carciani)

Taralli, chi non ne hai mai mangiato uno? Ottimi come spuntino in qualsiasi momento della giornata, ma anche come stuzzichini durante gli antipasti, gustati in abbinamento a formaggi e vino. Ma come e dove nascono questi piccoli anelli della felicità?

Un biscotto dal Rinascimento

Le origini dei taralli sembrano risalire al XV secolo, periodo di carestia, soprattutto nelle regioni meridionali.

Secondo la leggenda, l’ideatrice di questi biscotti fu una madre che, non avendo cibo da dare ai propri figli, impastò gli unici prodotti che aveva in dispensa, li stessi che ritroviamo nella ricetta di oggi giorno.

Da quel momento in poi il tarallo si diffuse velocemente sfamando numerose famiglie.

Ma come si producono?

La preparazione del tarallo classico consiste nell’unire farina di tipo 00 con acqua salata, olio extra vergine di oliva e vino bianco secco.

L’impasto viene lavorato e poi tagliato a pezzettini che vengono stesi per una lunghezza di circa 15 cm, chiusi le estremità assieme, poi bolliti in acqua e, una volta asciugati, fatti cuocere in forno per fargli ottenere quella croccantezza e fragranza che li rende famosi.

Per tutti i gusti!

Per quanto il tarallo non abbia una vera e propria regione di nascita, i più classici nonché più famosi sono sicuramente quelli pugliesi.

Ma di taralli ne troviamo per tutti i palati. Basti pensare che attraversando l’Italia si possono trovare notissime varianti: dai taralli al capocollo a quelli alla pizzaiola, da quelli con lo zucchero a quelli al cioccolato e perché no, anche da quelli col vincotto a quelli coi semi di finocchio.

Un prodotto talmente radicato nella cultura italiana (già dal XVI secolo) da diventare marchio PAT (Prodotto Alimentare Tradizionale). Le regioni che si distinguono per la produzione di questo prodotto sono Basilicata, Lazio, Campania, Calabria, Puglia, Molise, Lazio e Sicilia.

Tarallucci e vino

Nelle case contadine si usava offrire dei tarallucci e un buon calice di vino agli ospiti come “benvenuto”, mettendoli a proprio agio e creando un’atmosfera conviviale.

Finire a tarallucci e vino” allude proprio a questo. L’espressione viene utilizzata per indicare una situazione complicata, un litigio, che però, come un buon pasto, si è concluso in clima amichevole.