Vino sostenibile: mai più uno scarto!

Di Alberto Mangoni (foto di Bing)

Negli ultimi anni, il mondo del vino di piccoli artigiani e di grandi produttori sta vivendo profondi cambiamenti.

Un mercato che punta alla salubrità e alla sostenibilità ha spinto sempre più cantine alla conversione “green”, tramite l’acquisizione di certificazioni come il BIO e il Biodinamico.

Certificazioni fatte di parametri e numeri, ma dove finiscono le scartoffie e dove inizia la responsabilità civile dei produttori?

Dalla teoria alla pratica

Oggi parleremo di un argomento che tocca il mondo vitivinicolo ossia, il riutilizzo degli scarti di lavorazione.

Indubbiamente la loro applicazione più celebre è l’utilizzo delle vinacce per la produzione di grappa tramite distillazione in alambicchi. Ma quanti e quali sono i sottoprodotti di scarto nella produzione del vino?

I numeri in Italia

L’Italia produce mediamente 44.000 ettolitri di vino annualmente. Una ricerca condotta da ENEA (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente) nel 2018, stima che in media, per ogni ettolitro di vino, sono prodotti 20 kg di vinacce e 3,85 kg di raspi, oltre 6,36 kg di fecce e solidi di chiarificazione.

Da questi dati possiamo ben capire come la sola distillazione delle vinacce non copra l’intero sistema, lasciando un notevole impatto dato dallo smaltimento di queste sostanze nell’ambiente.

Studi e scoperte

Vino e uva sono famosi per le loro proprietà antiossidanti e per l’alta presenza di tannini e sostanze polifenoliche.

Le vinacce, per esempio sono fonte di fibre, con buone percentuali di zuccheri, grassi e acido tartarico. Le caratteristiche chimiche ne consentono un ampio utilizzo in ambito cosmetico,il contenuto di polifenoli permette la creazione di creme e oli “anti-age”, che contrastano i radicali liberi.

I vinaccioli (semi dell’uva), ricchi di acido linoleico, hanno applicazione nel settore alimentare e farmaceutico. Recenti studi dimostrano come il loro utilizzo abbia effetti benefici sul sistema cardiovascolare e linfatico.

Raspi e foglie vengono utilizzati nella creazione di mangimi animali, come fonte di fibra dietetica.

Troviamo un utilizzo interessante anche per le fecce (residui depositati post-fermentazione di lieviti impurità e tartarati). Molti studi dimostrano come possono essere impiegate per la realizzazione di biogas.

Un esempio da seguire

L’università di Cagliari sta guidando il progetto “Bestmedgrape”, che studia e realizza cosmetici e nutraceutici dagli scarti di macerazione delle uve, favorendo l’economia circolare e diminuendo spreco ed inquinamento. Il progetto coinvolge non solo l’Italia ma anche Libano, Francia, Tunisia e Giordania.

L’idea nasce dalla volontà di valorizzare le molteplici proprietà benefiche dei residui di lavorazione utilizzando nanotecnologie per estrarne i principi attivi.

Questo progetto è sostenuto da un importante investimento di 3,3 milioni di euro, finanziati all’80% dall’ Unione Europea. In Sardegna collaborano con una cantina importante come Argiolas, che ha dato vita a uno dei vini sardi più iconici, il Turrida.

Innovazione e sostenibilità sembrano andare di pari passo, in un settore che sempre più sembra votato a una rivoluzione verde, le soluzioni esistono, ora la palla passa in mano ai produttori.

1 commento su “Vino sostenibile: mai più uno scarto!”

  1. Articolo molto interessante che mette in luce il tesoro nascosto nelle aziende che producono vino.

    La nostra azienda Zeroscrap.it ha progettato un impianto per separare i vinaccioli dalla vinaccia fresca. In questo modo, lavorando il prodotto entro le 24 ore dalla svinatura, si ottengono sottoprodotti della vinaccia ad alto valore aggiunto e ricchi di sostanze nutraceutiche.

    Per info sui nostri impianti potete visitare il nostro sito http://www.zeroscrap.it.

    Cordiali saluti
    Ing. Guido Cocozza e dott. Francesco Petrillo (338.6493085 – petrillo@petrillo.it)

I Commenti sono chiusi.