Vini vulcanici, alla scoperta di un gran Terroir!

Di Alberto Mangoni (foto di Chiara Carciani)

Da ormai qualche anno, la Sicilia e in particolare la zona dell’Etna DOC hanno attratto l’attenzione di amanti, esperti e produttori di vino, in Italia e nel mondo, ma cosa nasconde di così speciale il Terroir alle pendici del vulcano?

Una lunga storia

Le radici del vino in Sicilia hanno origini antiche, qui troviamo resti visibili di più civiltà e culture rispetto a qualsiasi altra zona vinicola italiana. Dalle influenze greche della “Valle dei templi” di Agrigento, i mosaici romani di “Piazza Armerina” fino allo sfarzo Barocco di Noto e Ragusa.

A risentirne, in positivo, è stata anche la viticoltura, che vanta un gran numero di vitigni autoctoni, che nella produzione di qualità hanno trovato la loro collocazione commerciale.

Ed è proprio da qui che è ripartito il movimento vinicolo Siciliano.

Aria di cambiamento

A metà degli anni ‘90, solo la Sicilia poteva competere con la mole di vino che produceva la Puglia, ma con il passare del tempo c’è stata una brusca inversione di marcia, si è smesso di investire in vitigni internazionali (Merlot, Cabernet, ecc.) e con poca identità e si è deciso di valorizzare il ricco patrimonio vinicolo regionale.

Compreso il potenziale di questa terra, numerosi personaggi illustri, possiamo menzionare Angelo Gaja, Giovanni Rosso e il belga Frank Cornelissen, hanno deciso di investire sulla rinascita del vino Siciliano.

Cos’è Etna DOC?

Questa è la prima denominazione Siciliana, creata nell’agosto del 1968, prima ancora del celebre Marsala DOC. Parliamo della frazione nord-orientale dell’isola, alle pendici del vulcano, il territorio si espande da nord a sud da Randazzo a Santa Maria di Licodia.

Per i vini Etna Rosso e Rosato la varietà principale (almeno 80%) è il Nerello Mescalese con la possibilità di utilizzare fino ad un 20% di Nerello Cappuccio nel “blend”.

Nell’ Etna Bianco, il vitigno principe è il Carricante (minimo 60%), con la possibilità di usare una parte di Cataratto e piccole parti di vitigni non autoctoni.

Altra variante è l’Etna spumante, che deve contenere un minimo di 60% di Nerello Mescalese.

Da Nord al Sud

Lunga storia, grandi vitigni… Ma cosa rende davvero speciale il vino di questa zona?

A muntagna”, come viene chiamato il vulcano dai locali, crea un microclima unico, quasi alpino, qui si rilevano le viti più elevate di Italia, insieme al Trentino-Alto Adige, si parla di una media di altitudine che va di 400 ai 900 metri, fino a picchi di 1100!

Queste collocazioni permettono una migliore esposizione al sole e quindi ad una maturazione importante che da spessore ai tannini ed espongono le viti un’escursione termica tra giorno e notte fino a 25°C. Una situazione unica, che contribuisce nel creare l’identità di questi splendidi vini.

Altro fattore importantissimo è il suolo, magmatico, giovane, ricco di minerali e rinnovato dalle ceneri che si depositano dopo ogni eruzione dell’Etna.

Una piccola Borgogna

C’è chi fa analogie tra i binomiNerello Mescalese-Etna” e “Pinot nero-Borgogna”, la celebre zona di produzione francese ci regala alcuni dei prodotti più fini ed eleganti al mondo. Che si bevano nell’immediato o che si dimentichino in cantina per qualche anno, i vini della “Côte d’Or” (sottozona borgognotta famosa per Pinot nero di livello assoluto), donano sempre grandi emozioni.

Nella definizione fine ed elegante si ritrovano anche le caratteristiche del Nerello, dal colore scarico non impenetrabile (trasparente) e dalla grande propensione all’invecchiamento.

Come i cugini francesi hanno diviso le varie aree secondo “Cru” (porzioni di terreno vitato, particolarmente votate alla produzioni di vini eccellenti), la stessa cosa è stata fatta per le aree Etna DOC, identificate con il nome dicontrade”.

Queste suddivisioni permettono di identificare le singole parcelle in vigna e ricavarne vini unici nelle loro caratteristiche.

Un continuo divenire

La zona è calda e l’interesse è alto, vari studi ed esperimenti sono in corso per carpire al massimo come valorizzare Terroir e vitigni autoctoni.

Gli anni d’oro dell’Etna DOC sono appena iniziati, vedremo cosa saprà regalarci il tempo…

Alla salute!