Un Rossetto in campo

Di Gianluca Marchetti (foto di Chiara Carciani)

Non tutti sanno che esistono molte varietà di grano con cui fare la farina. Non tutti sanno che molti di questi grani, spesso usati in passato, adesso sono stati del tutto abbandonati o vengono coltivati soltanto da piccole comunità.

Il Grano Rossetto, chiamato così per via della sua colorazione rosso-brunastra, rientra appieno in questa casistica.

Una macchia di Rossetto sulla Toscana

Il grano Rossetto è una varietà che, pur essendo in via di estinzione, riesce ancora a resistere, se non per altro come oggetto di studio e di sperimentazioni.

Il vivaio “La Piana”, situato in Garfagnana (un’area a nord della provincia di Lucca compresa tra Alpi Apuane e Appennino Tosco Emiliano), per esempio, conserva ancora questa specie che, proprio in quell’area veniva ampiamente coltivata nella prima metà del Novecento. Ma non è il solo…

Il grano Rossetto è sottoposto ad un’attività di ricerca da parte dell’Università di Pisa e nel comune di Castiglione di Garfagnana un’azienda agricola biologica (Il Corniolo) che ha aderito al progetto promosso dalla Regione Toscana per la salvaguardia della biodiversità, da qualche anno ha il compito di riprodurre e mantenere questa varietà a rischio.

Nonostante la sua origine sia tutt’ora sconosciuta, questa graminacea era una delle specie vegetali più diffuse in Garfagnana in passato.

L’abbandono di una varietà

Perché alcune varietà sono state sostituite da altre? Perché, dunque, il grano Rossetto è stato abbandonato?

L’agricoltura è anche economia. Può sembrare scontato, ma la scelta di che cosa coltivare dipende anche da quanto una certa varietà può essere produttiva e da quanto lavoro può richiedere. Non è un caso che l’uomo, nel corso del tempo, abbia operato una selezione delle piante migliori da un punto di vista agronomico.

Il Rossetto si sviluppa fino a 120cm di altezza. Si tratta di una dimensione notevole, considerando che i grani moderni tendono ad arrivare ad un massimo di 70-80cm. Una pianta di grano relativamente alta risulta più problematica e di difficile gestione.

Rischierebbe di abbattersi, di ripiegarsi verso terra e, se la spiga si avvicina al terreno, viene ridotta la traspirazione (che è il modo in cui la pianta fa sia circolare che fuoriuscire l’acqua dentro di sé), di conseguenza, aumenta la possibilità di attacco da parte di organismi patogeni. In più, le piante più alte tendono a produrre di meno.  

La valorizzazione di un grano antico

Qual è il valore di un grano antico come il Rossetto, nonostante le difficoltà al livello di coltivazione che può comportare?

La risposta è da ricercare nel rapporto tra storia e biodiversità. La biodiversità è la compresenza di piante della stessa specie che tuttavia sono caratterialmente diverse per via delle differenti condizioni ambientali in cui si trovano.

Se ci fossero soltanto piantefortiin una determinata caratteristica selezionate e dovesse avvenire un cambiamento significativo dell’ambiente (tale da creare stress) le piante avrebbero difficoltà a svilupparsi.

Invece, senel mucchio” sono presenti anche piante resistenti a condizioni sfavorevoli per le loro “sorelle”, la specie avrà la possibilità di sopravvivere.

Un pezzo di cuore

Il Grano Rossetto, con cui si produce una farina apprezzata soprattutto per la morbidezza, è comunque un pezzo di storia della Garfagnana, una terra spesso vista come marginale ma da cui i suoi abitanti hanno saputo tirarne fuori il massimo.