Dalla penna alle pennette

Di Filippo Pianigiani (foto di Chiara Carciani)

La cucina, ma più genericamente il cibo, ha assunto da molto tempo una funzione artistica di notevole importanza (ancora prima dell’avvento dei social quali Facebook o Instagram).

Le associazioni artistiche, infatti, tra cibo e letteratura hanno generato davvero un numero infinito di operazioni: sono stati scritti molti saggi, sono stati analizzati i testi di poeti e romanzieri antichi e moderni, per dare un nome e un significato alla simbologia del cibo nelle loro parole.

L’essenza della vita

Il cibo e la cucina sono delle grandi metafore dell’esistenza quindi, si prestano particolarmente bene a essere incluse in una narrazione dell’esistenza, a rappresentarla in qualche modoMassimo Montanari (docente di Scienze dell’Alimentazione dell’Università di Bologna).

È proprio il concetto della rappresentazione dell’umanità che permane in tutti gli scritti: dalla Sacre Scritture, per poi arrivare alla Divina Commedia e a risalire la storia con tutta della letteratura italiana; il cibo negli scritti ha un valore simbolico sempre diverso e una grande valenza emotiva.

Cibo in parole

Una visione così essenziale, così scarna, eppure così completa ci colpisce perché si accosta in modo molto empatico al nostro vissuto e al nostro modo di concepire, per esempio, l’intera filiera dell’olio, alimento primario per eccellenza, e le sue declinazioni.

Dal frutto primigenio delle Sacre Scritture ai formaggi della grotta di Polifemo nell’Odissea; dalla simbologia boccaccesca, fino alla carestia dei Promessi Sposi, sempre la letteratura e la poesia italiane hanno incastonato il cibo al centro di ragionamenti ben più complessi di un semplice ingrediente quotidiano.

Il gioco cibo-letteratura

Fate mente locale, dell’ultimo o degli ultimi libri che avete letto e adesso provate a ricordare se non viene descritto neanche una volta un pasto, una sua preparazione o un racconto della sua lavorazione, semplicemente non esistono.

Se da una parte Proust e Kant avrebbero da ridire su questo gioco, con qualsiasi altro libro la formula è semplice.

Ma perché tutto questo? Perché mangiare è vita quotidiana, al limite della monotonia e nei racconti non c’è spazio per questo, ma nei romanzi… Nei bei romanzi c’è tempo per tutto!

Provateci anche voi, non ve ne pentirete!