La cucina, ma più genericamente il cibo, ha assunto da molto tempo una funzione artistica di notevole importanza (ancora prima dell’avvento dei social quali Facebook o Instagram).
Le associazioni artistiche, infatti, tra cibo e letteratura hanno generato davvero un numero infinito di operazioni: sono stati scritti molti saggi, sono stati analizzati i testi di poeti e romanzieri antichi e moderni, per dare un nome e un significato alla simbologia del cibo nelle loro parole.
L’essenza della vita
“Il cibo e la cucina sono delle grandi metafore dell’esistenza quindi, si prestano particolarmente bene a essere incluse in una narrazione dell’esistenza, a rappresentarla in qualche modo” Massimo Montanari (docente di Scienze dell’Alimentazione dell’Università di Bologna).
È proprio il concetto della rappresentazione dell’umanità che permane in tutti gli scritti: dalla Sacre Scritture, per poi arrivare alla Divina Commedia e a risalire la storia con tutta della letteratura italiana; il cibo negli scritti ha un valore simbolico sempre diverso e una grande valenza emotiva.
Cibo in parole
Una visione così essenziale, così scarna, eppure così completa ci colpisce perché si accosta in modo molto empatico al nostro vissuto e al nostro modo di concepire, per esempio, l’intera filiera dell’olio, alimento primario per eccellenza, e le sue declinazioni.
Dal frutto primigenio delle Sacre Scritture ai formaggi della grotta di Polifemo nell’Odissea; dalla simbologia boccaccesca, fino alla carestia dei Promessi Sposi, sempre la letteratura e la poesia italiane hanno incastonato il cibo al centro di ragionamenti ben più complessi di un semplice ingrediente quotidiano.
Il gioco cibo-letteratura
Fate mente locale, dell’ultimo o degli ultimi libri che avete letto e adesso provate a ricordare se non viene descritto neanche una volta un pasto, una sua preparazione o un racconto della sua lavorazione, semplicemente non esistono.
Se da una parte Proust e Kant avrebbero da ridire su questo gioco, con qualsiasi altro libro la formula è semplice.
Ma perché tutto questo? Perché mangiare è vita quotidiana, al limite della monotonia e nei racconti non c’è spazio per questo, ma nei romanzi… Nei bei romanzi c’è tempo per tutto!
Provateci anche voi, non ve ne pentirete!