Dark kitchen: la cucina tra le tenebre

Di Ilaria Patacconi (foto di Canva)

Non è una serie di Netflix, né un film horror ma forse un nome che qualcuno di noi ha già sentito nell’ultimo anno. Cresciute insieme all’aumento del Delivery (leggi qui l’articolo “Food delivery: l’invenzione che ci ha cambiato la vita”) sembrano essere qui per restare.

Le “Dark kitchen” che nonostante letteralmente significhicucina oscura” non sono altro che cucine senza la sala, dove si possono preparare i piatti da consegnare a domicilio senza la spesa del servizio in sala.

Qui potremmo metterci a discutere su ciò che il mangiare al ristorante rappresenti, specialmente dopo il periodo Covid che, per fortuna, sembra essere vicino a volerci lasciare.

Sicuramente niente può battere la parte esperienziale del ristorante, l’aggregazione e il senso di comunità che crea, ma resta innegabile il fatto che sempre più persone si affidino per i loro pasti casalinghi ai servizi di consegna a domicilio.

Andiamo a mangiare… A casa

La “Dark Kitchen” è la cucina senza ristorante, caratterizzata da un’importante riduzione delle spese. Niente affitto del locale (se non per la cucina), niente costi di lavanderia per il tovagliato, niente personale di sala, si mangia a casa del cliente.

La continua evoluzione dell’offerta gastronomica la rende una tendenza flessibile ed efficiente che si adatta perfettamente ai ritmi della vita di oggi. C‘è addirittura chi pensa che diventerà un nuovo segmento autonomo della ristorazione.

Essere qui per restare

C’è una ragione ben precisa che spiega perché le “Dark Kitchen” sono accreditate dagli addetti ai lavori, ritenute con potenzialità di crescita esplosive e questa ragione è l’incremento esponenziale delle consegne di piatti pronti a domicilio, una tendenza a cui ha soprattutto contribuito il popolo dei Millennial”.

La vera ricchezza di un servizio di “Food delivery”, però, sono i big data. Le preferenze, i profili dei clienti, vengono raccolti e organizzati. Chi possiede questi dati, può facilmente capire quali siano le pietanze più richieste in un dato periodo, persino cosa viene ordinato di più a seconda del periodo o della stagionalità.

Guerra all’orizzonte o nuova opportunità?

Le cucine dedicate esclusivamente alle consegne a domicilio possono aiutare significativamente i ristoranti a far crescere il proprio business fornendo una piattaforma di espansione a bassissimo rischio, che azzera i costi di affitto dei locali e delle attrezzature e altre spese operative come le utenze, i costi d’esercizio, le pulizie” dice Ajay Lkahwani, vicepresidente dei progetti speciali di Deliveroo.

Se inizialmente infatti le “Dark Kitchen” garantiscono più rapidità ed efficienza nella gestione degli ordini, hanno iniziato ad avere un’altra caratteristica che si traduce in una nuova opportunità per i ristoranti: l’espansione del business anche in città remote.

Ci sono già casi di ristoranti che hanno mandato i loro chef a lavorare nelle “Dark kitchen” ma non quelle locali che hanno sede nella stessa città, ma in altre più lontane, in modo da permettere ai clienti di gustare i loro piatti anche se vivono ed effettuano ordini da luoghi diversi.

Dark kitchen in the making

Da questa base, quindi, parte l’organizzazione delle “Dark Kitchen”, ma i ristoratori non dovrebbero vederlo sono come un concorrente, il fenomeno si apre ai ristoranti per sviluppare molte altre opportunità, non solo per ottimizzare e gestire meglio la domanda dei clienti.

Dark Kitchen” o simili, si stanno sviluppando negli ultimi anni anche in Italia.

Realtà come “Kuiri”, che si definisce “Cloud kitchen” che offre servizio di consulenza completa a ristoratori “inesperti” ma che non sono interessati ad apparecchiare in sala o “Nanie”, servizio di Delivery che punta su gusto, qualità e sostenibilità, o 85 pizza, che consegna le sue pizze sempre a 85°C grazie al forno professionale per le consegne.

Nuovi orizzonti

Il mondo della ristorazione si sta riorganizzando per rispondere efficacemente alla richiesta di mercato e al fenomeno del Food delivery

I ristoranti assumono così una “seconda personalità” e, in queste cucine collettive chiuse dove vengono date istruzioni per preparare i piatti più richiesti dal popolo delle App di Food delivery, nuovi sbocchi economici che potrebbero far tornare la pace, tra il mondo del Delivery e quello della ristorazione tradizionale”.

1 commento su “Dark kitchen: la cucina tra le tenebre”

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